È IL MOMENTO DI FARE PRESSING SULLA SANITÀ


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SI È IL MOMENTO DI FARE PRESSING SULLA SANITÀ

Nonostante la pandemia Covid-19 sia diventata da diversi mesi la protagonista unica dell’audience nazionale costringendo chi non sopporta più il martellante terrorismo mediatico a rifugiarsi nei notiziari regionali, una cosa è certa: la salute degli italiani non è minacciata solo dal virus cinese.

Infatti, le patologie, che in era pre-Covid rappresentavano le più frequenti cause di morte, non sono scomparse ed anzi stanno mietendo più vittime di prima grazie all’emergenza pandemica che ancora una volta torna a paralizzare il sistema sanitario pubblico.

I decessi per cardiopatie, tumori e malattie croniche dismetaboliche sono aumentati e probabilmente il loro incremento è ampiamente sottostimato dato che molti soggetti gravemente affetti dalle suddette patologie e deceduti dopo essere risultati positivi al Covid-19, sono stati inspiegabilmente censiti fra le vittime della pandemia. Tantissimi medici che esercitano nell’ambito delle più svariate specialità cliniche continuano a battersi, inascoltati, affinché l’attività routinaria degli ospedali non sia interrotta concentrando tutta l’attenzione sanitaria esclusivamente sul Covid.

Contestualizzando questo problema in ambito locale, è a tutti noto che l’Ospedale di Senigallia, che già era stato ampiamente depotenziato in seguito al recepimento nel piano sanitario regionale della Legge 189/2012 meglio nota come Decreto Balduzzi, ha subito una ulteriore decurtazione della propria operatività nel momento in cui è stato dichiarato ospedale Covid.

Ne hanno fatto le spese i cittadini-utenti costretti a subire lunghe liste di attesa oppure posti nella poco invidiabile condizione di recarsi a diversi chilometri di distanza dalla propria residenza per accedere ai servizi del Sistema sanitario pubblico. Tutto ciò ha naturalmente scatenato le legittime proteste dei cittadini che hanno costituito un Comitato di difesa dell’ospedale all’interno del quale un indubbio ruolo di spicco è stato rivestito da colui che di lì a poco sarebbe diventato l’attuale sindaco di Senigallia.

Durante l’estate con l’attenuazione del fenomeno Covid la situazione sembrava migliorata, ma ora la prevedibile recrudescenza autunnale della pandemia fa tornare di attualità il rischio di nuove restrizioni dell’attività assistenziale che purtroppo hanno già iniziato manifestarsi interessando un importante servizio, quello del laboratorio analisi.

Il piano ospedaliero per contrastare la pandemia, recentemente annunciato dalla nuova giunta regionale di centro-destra, sembra andare nella direzione sperata dal momento che si prefigge di combattere l’infezione potenziando la medicina del territorio ed evitando così l’intasamento degli ospedali ad esclusivo detrimento delle normali attività assistenziali. Sarebbe molto importante in questa fase di revisione del piano sanitario regionale una netta presa di posizione del sindaco e della nuova giunta affinché, nella malaugurata ipotesi di una escalation della pandemia Covid, la Regione dispensi l’ospedale di Senigallia da un utilizzo esclusivo a favore di questi pazienti. Chiediamo pertanto al sindaco se abbia preso in considerazione la necessità di richiedere alla regione e all’ASUR, se si renderà indispensabile, che presso l’ospedale di Senigallia sia istallato un ospedale da campo da dedicare ai pazienti Covid similmente a quanto avvenuto a Jesi durante il lockdown della primavera scorsa.

Inoltre, sarebbe molto importante che al nostro ospedale fosse restituito il ruolo che gli compete in virtù del bacino di utenza che ad esso fa riferimento (circa 80.000 persone). L’invio in Regione di una delibera in tal senso dovrebbe incontrare il favore dell’esecutivo anche e soprattutto in considerazione della recentissima presa di posizione, in favore di una rete ospedaliera diffusa, fatta dall’assessore regionale alle infrastrutture e lavori pubblici Francesco Baldelli.

Crediamo infine di farci interpreti delle esigenze della popolazione di Senigallia auspicando che il sindaco neoeletto contribuisca a proseguire in una veste istituzionale infinitamente più rilevante l’opera iniziata alla guida del Comitato di difesa dell’ospedale.

 

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