• Piazzale Cefalonia, che politica adotta il Comune sui parcheggi?


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    Senigallia 22/06/2019 – La questione, vista anche la stagione, è “calda” e la domanda sorge spontanea. Da un lato si inaugurano posti auto vicino alla stazione, difficile sapere quanti posti in più rispetto al passato e dopo l’abbattimento di oltre sessanta alberi. Dall’altro, si riducono da 32 (Prima foto) a 16 (Seconda foto) i parcheggi in piazzale Cefalonia con l’ordinanza n. 294 del 04/06/2019 (questo il link). Anziché attuare modifiche al senso di marcia della zona (aspetto che doveva esser attuato sin dalla chiusura del ponte Due Giugno), e lasciare gli attuali 32 posti auto, il Comune ha ben pensato di toglierne la metà.A fronte degli stalli a spina di pesce con orientamento opposto al senso di marcia, senso modificato con l’ordinanza n. 661 del 17/11/2016, sono stati previsti stalli in linea su ambo i lati della via ……. perché, si legge nell’ordinanza n.294/2019, “non interferisce con eventuali future modifiche del senso di marcia sulla via”: ma perché non modificarla subito, salvaguardando così l’attuale numero di posti auto? E tutto ciò avviene a ridosso della stagione estiva ed in una zona di Senigallia densamente abitata e frequentata.

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  • Aperture domenicali? No grazie!

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    Senigallia 07/03/2019 – Senigallia Bene Comune è formata da cittadini di buon senso, che in tutto ciò che hanno fatto e vorrebbero fare in futuro per la città pongono al centro le persone, credendo che fare buona politica voglia dire supportare i concittadini nella loro quotidianità, restituendo alle persone ed alle loro famiglie quella centralità che troppo a lungo il denaro ed interessi liberisti (cosa ben diversa dall’essere liberali) ha loro sottratto.

    In questo senso furono sicuramente di ispirazione le parole che pronunciò Robert Kennedy il 18/03/1968 presso l’università del Kansas, un discorso nel quale evidenziava, tra l’altro, l’inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere delle nazioni economicamente sviluppate, parole che vogliamo qui ricordare per meglio comprendere quanto diremo successivamente.

    “Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

    Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani”.

    Ben vengano quindi leggi dello Stato che vadano nella direzione indicata da Kennedy, facendo riappropriare il cittadino di quella dimensione umana, domestica e familiare, che favorisce le relazioni personali, consentendo di rinsaldare le amicizie ed i legami interpersonali, lasciando alle persone il tempo per “respirare” e riflettere sul senso della propria vita, lontano dal consumismo e dai ritmi sfrenati del “turbocapitalismo” finanziario, che ci vorrebbe imporre il diktat “lavora-consuma-crepa”!

    Siamo favorevoli a norme che diano strumenti al cittadino di riappropriarsi della propria vita. Ci uniamo quindi agli auspici della CNA sull’approvazione della nuova legge sulle “Chiusure Domenicali”, perché sia possibile “migliorare la qualità della nostra vita se teniamo chiuso”, come indicato dalla CNA e da noi sostenuto con diversi articoli già nel 2018. Come dice lo stesso responsabile provinciale di CNA, la legge può essere migliorata, e siamo perfettamente d’accordo, per venire incontro anche alla GDO che ne viene penalizzata, ma bisogna anche capire che il tessuto sociale degli 8.000 Comuni italiani è più importante e viene prima dei profitti delle multinazionali. Bisogna capire che tutte le attività a conduzione familiare che non hanno turnazione di personale e non possono assumerne, tirano un sospiro di sollievo. Forse, questa legge consentirà a molte coppie di non dover più scegliere tra il lavoro e la famiglia.

    Certo, tutto questo richiede sforzi e sacrifici, soprattutto per coloro che sono incapaci di immaginarsi qualcosa di diverso dalla capatina domenicale al centro commerciale, ma consentirà il rilancio di attività ricreative e la rivitalizzazione dei parchi, dei centri storici, delle piazze, di una dimensione umana ormai persa.

    Con questo spirito di primavera e di rinascimento umanistico, applaudiamo alla nuova normativa e siamo fianco a fianco con le lavoratrici ed i lavoratori che troppo a lungo si sono sacrificati per interessi altrui.

    Ponendo al centro questi valori ed i cittadini, S.B.C. si rende disponibile per promuovere un confronto locale su questa importante tematica.

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  • Lo “Schiaffo” del M.E.F. alle controdeduzioni del Comune di Senigallia

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    Senigallia 18/01/2019 – Sulla vicenda dell’ispezione del M.E.F. rivolgiamo un invito al sindaco: renda pubblica tutta la documentazione, iniziando dalla fine, dalla risposta del Ministero. E poi vedremo chi si deve vergognare.

    La risposta del M.E.F. alle controdeduzioni del Comune, difatti, è molto poco edificante e rassicurante, a differenza di quanto vorrebbe farci credere il sindaco pro-tempore Mangialardi, nella sua conferenza stampa del 16/01/2019.

    Il M.E.F. scrive che in molti casi “I chiarimenti forniti dall’Ente confermano le irregolarità riscontrate” e, laddove viene addotta come giustificazione una interpretazione della normativa non in linea con quanto invece ritiene si debbano interpretare tali norme, il M.E.F. fornisce come esempio specifiche indicazioni su come andrebbe interpretata e porta riferimenti attuativi di altre realtà della P.A. che invece le hanno applicate correttamente.

    In merito agli incarichi dirigenziali prorogati, alla mancata pubblicazione sul sito istituzionale del previsto avviso, alle mancate percentuali previste, il M.E.F. non fa sconti e dice chiaramente che “le argomentazioni addotte non possono ritenersi esaustive al fine di sanare le situazioni pregresse in questione” e rimanda alla Magistratura Contabile; analoghe valutazioni vengono fatte in merito alle “Carenze nel processo di valutazione ai fini della retribuzione di risultato stante la tardiva definizione degli obiettivi ed il disallineamento rispetto al ciclo di gestione della performance”. E ancora: “le argomentazioni addotte non possono ritenersi esaustive al fine di sanare le situazioni pregresse con riferimento ai compensi erogati a favore della Polizia Municipale atteso che, a favore di questi ultimi, è già prevista una specifica indennità di turno”.

    Ma non finisce qui, su uno degli altri punti contestati, il M.E.F. mette “nero su bianco” che: “I chiarimenti forniti dal Comune non sono sufficienti a far ritenere superato il rilievo, in quanto non risolvono la criticità principale riscontrata in sede ispettiva, ovvero l’assenza di una vera e propria attività di progettazione, presupposto principale per l’erogazione dell’incentivo in questione, non riscontrabile negli interventi di manutenzione stradale esaminati in sede ispettiva” […] “Già prima della modifica normativa appena citata, la giurisprudenza contabile aveva chiarito che l’incentivo alla progettazione non può venire riconosciuto per qualunque lavoro di manutenzione ordinaria/straordinaria su beni dell’ente locale ma solo per lavori di realizzazione di un’opera pubblica alla cui base vi sia una necessaria attività di progettazione”. Quindi la nostra amministrazione doveva sapere che stava interpretando erroneamente una norma a favore di un proprio dirigente o tecnico, in quanto tale norma era già stata chiarita in tal senso.

    E veniamo infine ai Servizi Sociali, dove veniva contestato il reiterato ricorso a proroghe di precedenti affidamenti diretti, per di più in relazione ad appalti che per il loro valore avrebbero dovuto essere affidati con procedure che garantissero i principi di trasparenza, pubblicità e concorrenza; beh, che dire, anche qui il M.E.F. è impietoso, mostrando tutti i limiti di questa amministrazione, dicendo che le giustificazioni addotte non sono in alcun modo soddisfacenti e che lo strumento della proroga è uno strumento eccezionale, non da usarsi come strumento ordinario, come è stato fatto con disinvoltura da questa amministrazione e, cosa ancor più grave, vi si deve ricorrere se la causa non dipende dalla stazione appaltante, cioè dal Comune, esplicitando il fatto, che è l’Amministrazione Comunale stessa la causa del ritardo, cosa forse voluta, proprio per ricadere nell’eccezionalità di tale strumento?! A quanto pare, il Comune perde il pelo ma non il vizio, perché si sta comportando nello stesso modo in merito all’affidamento alla UISP della gestione delle attività sportive alla Saline, ma su questo vi terremo aggiornati con altri articoli…

    Nel chiudere e rinviare alla Magistratura contabile, il M.E.F. avvisa i nostri amministratori che “dalla mancata tempestiva regolarizzazione della gestione potrebbero derivare ulteriori danni ascrivibili ai funzionari dell’Ente verificato, responsabili dell’omesso o ritardato intervento”.

    A pagare ovviamente son sempre i cittadini, visto che in diverse situazioni, anche recenti, questa amministrazione comunale ha scaricato (vedi l’aumento T.A.R.I. nel 2017) sulle loro tasche aumenti che potevano esser addebitati ad altri soggetti.

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  • Il comune si costituisca parte civile nel processo per abuso di ufficio dei due dipendenti

    conflittointeressiSenigallia è venuta a conoscenza dell’ennesimo avviso di garanzia notificato a due dipendenti comunali prima dalla stampa, poi nel Consiglio comunale del 20 dicembre dalla risposta data dal sindaco all’interrogazione del consigliere Martinangeli.

    Secondo la Procura vi sarebbe un abuso di ufficio di ufficio perpetrato ai danni di un cittadino senigalliese; e, stando alla stampa, tra gli atti di indagine vi sarebbero anche delle intercettazioni che confermerebbero l’ipotesi accusatoria.

    Difronte ad un tale scenario, cosa dice il sindaco? Che lui ha fiducia nei due dipendenti e che se verranno ritenuti estranei ai fatti il Comune dovrà pagare a loro le spese legali.

    Nulla è stato detto dal sindaco invece sul fatto che il Comune potrebbe costituirsi parte civile; perché è giusto avere fiducia nell’operato dei propri dipendenti, ma è ancora più giusto avere fiducia nell’operato della Magistratura tutta sostenendone l’operato e mettendosi a disposizione per agevolare le indagini, per quanto di sua competenza.

    Ed è qui che la giunta, sindaco in testa, dovrebbe far costituire il Comune come parte civile perché è giusto tutelare l’immagine del Comune, nel caso in cui le accuse venissero confermate.

    Per questo motivo abbiamo depositato una mozione per dare modo al Consiglio comunale di impegnare la giunta ad adottare la relativa delibera.

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  • Verde urbano: Central Park ci fa il solletico!

    BoscoCesanellaÈ di qualche giorno fa la notizia che Senigallia, dopo i lavori del World Forum on Urban Forest, è diventata modello internazionale per la gestione del verde urbano. Città come New York o Melbourne che guarderebbero a Senigallia come modello da imitare!

    Ora cerchiamo di rimanere con i piedi per terra e di ragionare sui fatti reali, altrimenti si rischia di fare la figuraccia che abbiamo fatto nel 2010 con il premio Fiume Sicuro dato a Senigallia che, secondo gli organizzatori del premio, si era distinta “per la delocalizzazione, i piani d’emergenza, l’informazione, l’esercitazione e l’urbanizzazione delle aree a rischio”. Se non ci fossero stati dei morti ci sarebbe di che ridere di un premio simile e di chi lo ha attribuito.

    Ma passiamo ad analizzare i fatti.

    Si legge nell’articolo che gli organizzatori del Forum avevano chiesto al sindaco Mangialardi di illustrare le strategie e gli interventi contenuti nel Piano Strutturale del Verde. È indubbio che il Piano del Verde di Senigallia sia stato un’ottima iniziativa voluta dall’allora assessore Ceresoni, affidata al professor Minelli dell’Università di Bologna che ha coordinato ricercatori, studenti universitari e professionisti locali. Ma la domanda da farsi è: viene rispettato il Piano del verde?

    In piccola parte sì e in gran parte no.

    La piccola parte riguarda le alberature stradali e il regolamento del verde urbano.  La gestione dei viali alberati sta cominciando ad avere una gestione razionale basata su una valutazione scientifica dello stato di salute delle alberatele. Piante spesso inadatte per specie, dimensioni e sesto di impianto, sono gradualmente sostituite con quelle indicate nel Piano. Le proteste dei cittadini mettono però in evidenza come il coinvolgimento della popolazione previsto dal piano non sia minimamente presa in considerazione (fatto salvo che ci sarà sempre qualcuno che protesta ingiustamente).

    Per quello che riguarda il Regolamento del verde finalmente dopo 10 anni ce ne siamo dotati, è una cosa positiva; ora speriamo che non rimanga lettera morta.

    Da sottolineare positivamente è la collaborazione con l’università che ci mette a disposizione tecnici competenti grazie a cui teniamo monitorate centinaia di esemplari arborei, ma è anche vero che molte città hanno nello staff anche l’agronomo mentre da noi solo architetti.

    Veniamo alla parte negativa. Se analizziamo gli interventi fatti fin qui sembra che il Piano del Verde venga costantemente disatteso.

    Innanzitutto sul previsto coinvolgimento dei cittadini di cui sopra. Anzi si sono attuate strategie opposte. Per prevenire le proteste per esempio su Piazza del Duomo sono comparsi disegni con i cittadini che passeggiavano all’ombra di magnifiche latifoglie. Il piano del verde prevedeva sì di liberare la vista delle facciate dei palazzi ma anche di progettare una piazza con verde orizzontale con funzione sia estetica che di mitigazione della temperatura. Fatto? No

    Si è preso del piano solo la prima parte perché serviva giustificare l’eradicazione dei lecci malati. Stessa cosa è accaduta con la cosiddetta Pinetina della stazione in cui era suggerita una riqualificazione dell’area. Probabilmente ci diranno che dopo piazza del Duomo ci hanno restituito anche il Senbhotel ma qui a furia di restituire Senigallia diventerà “open space”.

    I casi più gravi comunque riguardano  la Cesanella e le Saline. Il Piano prevede, anzi prevedeva, la realizzazione di grandi Parchi, non di boschi urbani piantati in filari regolari dalla Società autostrade come COMPENSAZIONE per neutralizzare gli effetti delle emissioni connesse alla realizzazione della terza corsia autostradale. In sostanza abbiamo spacciato per scelta del Comune di Senigallia la realizzazione di un’opera obbligatoria per legge indicando per giunta alla Società autostrade delle aree (le uniche che avevamo) già individuate dal Comune stesso per realizzare dei grandi Parchi urbani.

    Nel piano del verde c’era anche la rimozione stagionale dei manufatti che deturpano il paesaggio costiero dato in concessione per l’attività estiva (capanni, docce, tubi, reti da pallavolo, giochi per bambini ecc.) e negli ultimi anni vengono lasciati in loco anche più di prima che fosse redatto il Piano del Verde. Si provi a fare una passeggiata nel lungomare e a chi riesce ad intraveder il mare potremmo attribuire il premio: “il mare immaginato”!

    Ma allora sorge una seconda domanda: come è possibile disattendere in maniera sistematica il Piano del verde? Semplice! Il Piano non ha nessun carattere vincolante. Questa è stata la furbata! Ed è stato realizzato solo per la strenua volontà di Ceresoni, nel disinteresse degli altri amministratori (compreso l’allora assessore all’urbanistica Mangialardi). Quello che interessava a tutti, dai politici ai tecnici comunali, era il mirabolante Piano Cervellati.

    Parafrasando un’epica frase di un film di Sergio Leone, “quando un uomo col Piano Cervellati incontra un uomo col Piano strutturale del Verde, quello col Piano del verde è un uomo morto”.

    Battaglia persa quindi per il centro storico ma per il resto della città si potrebbe fare qualcosa in più! E invece stiamo perdendo occasione dopo occasione per realizzare il bel progetto previsto nel Piano del verde, che ormai è chiaro rimarrà il nostro libro dei sogni, buono per vincere premi di cartone, come quello per il Fiume sicuro o Un bosco per Kyoto.

    Si potrebbe fare uno scambio equo con il Sindaco di New York: loro ci danno Central Park e noi gli diamo il nostro premiato libro dei sogni! Che ne dite?

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