Oggi leggiamo sul sito delle Regioni e Provincie Autonome che il Ministero dello Sviluppo Economico, ieri venerdì 05 Febbraio 2016 ha rigettato tutte le domande di ricerca petrolifera entro le 12 miglia sulla costa adriatica. I provvedimenti riguardano 27 istanze.
L’articolo integrale riporta:
“In attuazione delle recenti norme della Legge di Stabilità, le comunicazioni dell’avvenuto rigetto delle istanze di permesso di ricerca e concessione di coltivazione di idrocarburi – tra cui Ombrina mare – rientranti nel perimetro di attuazione della Legge di Stabilità sono da oggi disponibili sul sito del Ministero dello Sviluppo economico – Direzione generale per la sicurezza anche ambientale delle attività minerarie ed energetiche.
Nel dettaglio, sull’ultimo Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse sono stati pubblicati in estratto 27 provvedimenti di rigetto, parziale o totale, di istanze di permesso di prospezione, di permesso di ricerca e di concessione di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi ricadenti nelle aree precluse a nuove attività ai sensi del comma 239, articolo 1, della Legge di
stabilità 2016.
Le 9 istanze interamente ricadenti entro le 12 miglia sono state rigettate.
Le 18 istanze parzialmente ricadenti entro le 12 miglia sono state rigettate per la parte interferente.
Con i 27 provvedimenti è stata data piena attuazione al disposto di legge: all’interno delle aree interdette non insistono più istanze di permesso di prospezione, di permesso di ricerca e di concessione di coltivazione di idrocarburi.”
A prima vista sembrerebbe che siano state accolte le richieste dei vari comitati NO-TRIV (non trivellazioni nell’Adriatico a scopo idrocarburi o stoccaggio CO2) ma in realtà hanno proceduto ad non autorizzare solo le sette istanze entro le 12 miglia mentre per le altre 18 si sono limitati a ridurle le concessioni ponendole ad una distanza minima di 12 miglia e 1 metro.
Gran parte delle richieste vigenti sono già oltre 12 miglia e quindi questa modifica è solo di facciata e non di sostanza.
Il vero problema non è spostare di pochi metri dove perforare il fondo marino dell’Adriatico, ma non permettere alcuna attività estrattiva o di stoccaggio in nessun punto dell’intero bacino del mare Adriatico.
La tipologia del nostro mare è talmente particolare che risulta disporre di grandi risorse economiche, spiagge vellutate, fondali degradanti quasi ovunque lentamente, elevata pescosità e grandi varietà di specie ittiche e molluschi.
Non possiamo permettere che il primo incidente di percorso lo distrugga irrimediabilmente per secoli. Lo stesso disastro ambientale può accadere per cause naturali a motivo dei vulcani esistenti sul fondale marino e/o per il ricadere dell’area in una zona altamente sismica.
Ma ai politici, ai nostri amministratori non importa perché devono accontentare gli interessi economici di poche aziende sfruttando le risorse naturali del pianeta che sono risorse di proprietà di tutti gli esseri umani.
Cosa ne ricaviamo noi cittadini? Nulla solo di dover pagare di persona i danni che saranno arrecati all’ecosistema e di ritrovarci ad avere un mare che non potremo più usare per la pesca e per le attività balneari: praticamente una fogna a cielo aperto.
Continuiamo a fare opposizione e soprattutto cominciamo a pretendere che i nostri amministratori cittadini non si limitino a scrivere letterine alla regione o ai ministeri ma prendano una posizione netta di non accettazione dei permessi per le trivellazioni in Adriatico attraverso atti, ricorsi e ordinanze che vietino tali attività, ma soprattutto ordinando “ai politici di livello superiore” di
smetterla di giocare con l’ambiente.
Giorgio Sartini
Gruppo Consiliare “Senigallia Bene Comune
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