• A Senigallia c’è poca trasparenza, chiesto un incontro al Prefetto


    trasparenzaA Senigallia c’è un problema di trasparenza nella gestione comunale che a più riprese abbiamo segnalato al Prefetto. Ma dopo ben dodici comunicazioni e due solleciti inviate alla Prefettura di Ancona ad oggi non è arrivata nessuna risposta. Per questo abbiamo chiesto ufficialmente al prefetto di Ancona, dottor Antonio D’Acunto, un incontro per affrontare la situazione che, secondo noi di Senigallia Bene Comune, si fa sempre più pesante, anche alla luce delle recenti vicende giudiziarie

    Diverse le anomalie sottoposte all’attenzione del Prefetto a partire dal 2016, quando sono state comunicate le problematiche sul sottopasso Perilli, dove al termine del marciapiede sono presenti le strisce pedonali che portando in direzione delle fiume finendo sulla pista ciclabile stessa. Segnalate anche le problematiche legate alle vasche di espansione e della darsena. È proprio la darsena sarebbe stata oggetto di un abuso edilizio nel 2008, quando con i lavori è stata chiusa l’apertura tra il fiume Misa e il porto con una modifica al progetto iniziale con non è stata riportata nel Prg. Chieste anche delucidazioni in merito alla vicenda delle 18 segnalazioni dell’indagine del Mef non hanno parimenti avuto riscontri, neanche dopo i solleciti.

    Sempre al Prefetto è stata segnalata la mancanza di chiarezza della questione della chiusura di Ponte 2 Giugno, precluso al traffico veicolare e limitato nella circolazione pedonale: nel 2014 in seguito alle indagini risultava che il ponte Garibaldi fosse più compromesso e invece ad essere chiuso, con un transennamento ridicolo, è stato l’altro. Non è vero come dicono dall’amministrazione che le prove di carico che chiediamo da tempo distruggerebbero il ponte. Ci sono prove di carico che hanno lo scopo di verificare la portata ed è quello che chiediamo, un collaudo, proprio come è stato fatto recentemente nel ponte sulla diga di Castreccioni a Cingoli.

    C’è poi la questione della mancata attuazione della carta dei servizi come segnalato anche dall’associazione dei consumatori Acumarchee. Ho richiesto l’inserimento del  tema nell’ordine del giorno per il consiglio comunale di mercoledì. In merito viene richiesto di sanzionare il dott. Stefano Morganti, responsabile di Trasparenza e dell’Anticorruzione, per non aver dato disposizioni per l’istruzione della carta di servizi e non aver  vigilato sanzionando i dirigenti inadempienti. Allo stesso tempo si richiede di non disporre erogazioni ai dirigenti comunali per il raggiungimento degli obiettivi previsti da piani di performance per l’ultimo anno perché non compatibili con il non adempimento di compiti obbligatori per legge ma soprattutto di recuperare le somme corrisposte a partire dal 1995 ai dirigenti comunali (anno di entrata in vigore dell’obbligo di dotarsi per le amministrazioni pubbliche della carta di servizi) che non hanno redatto la carta per i servizi comunali a loro diretti.

    Giorgio Sartini – Senigallia Bene Comune

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  • Sulla sanità in Consiglio voto a favore come atto di responsabilità

    Aver votato il documento unitario del sindaco su proposta di Unione civica-Forza Italia sul futuro della sanità senigalliese, è stato un atto di responsabilità.

    Giustamente, perché per S.B.C. la difesa dei diritti dei cittadini di Senigallia viene prima di tutto. Sono stati approvati molti degli 11 importanti emendamenti proposti da S.B.C. e dal Movimento 5 Stelle (a cui si è agganciato il consigliere Paradisi con due sub-emendamenti), per inserirvi quanto irrinunciabile per tutti i cittadini: Presidio DEA di 1 Livello e stesura di un documento ufficiale di sospensione della determina ASUR 361/2017 e non una semplice lettera del direttore generale A.S.U.R..

    Detto questo, occorre però fare ulteriori riflessioni. Siamo consapevoli infatti che il percorso è, da un punto di vista politico, maggiormente condiviso ma questo non ci esime da fare alcune valutazioni nel merito.

    Sappiamo bene che i prodromi di questo declassamento partono da molto lontano e chi era al governo regionale questo lo sa. L’aver per così dire ‘semplicemente’ trasformato le zone territoriali in aree vaste, la dice lunga sulla percezione dei politici (area PD)  passati e presenti sul concetto di prossimità in ambito sanitario, dove la logica del locale è stata sacrificata a mere quadrature di bilancio e razionalizzazioni di tipo ingegneristico.

    Questo ai cittadini di Senigallia deve essere chiaro ed è bene ribadire che al governo regionale e locale c’erano e ci sono tutt’ora forze di pseudo centro-sinistra e sinistra che hanno avallato inequivocabilmente una politica sanitaria ragionieristica che ora ci vede uniti contro lo smantellamento del nosocomio senigalliese. Incredibile ma vero.

    I prossimi passi della lista civica Senigallia Bene Comune saranno orientati a vigilare sulla reale situazione della sanità senigalliese. In particolare il mantenimento del Presidio D.E.A. di primo livello che garantisca un modello organizzativo multidisciplinare connesso al Dipartimento di Emergenza Urgenza e Accettazione di Primo Livello (con riferimento alla Cardiologia e U.T.I.C.).

    La famigerata determina 361 non ha visto né il coinvolgimento dei cittadini né delle istituzioni (conferenza dei sindaci A.V. 2); questo aspetto denota approssimazione e improvvisazione degli interventi “studiati a tavolino” per interessi partitici e di altre realtà (così come dichiarato nella stessa seduta di consiglio comunale dall’assessore Girolametti nel suo intervento).

    Come prassi per S.B.C., lavoreremo per tenere costantemente aggiornati i cittadini e le associazioni che operano in ambito sanitario delle determine A.S.U.R. che riguarderanno il nostro Ospedale.

    Senigallia Bene Comune ha presentato fin dal giorno 19 luglio un ordine del giorno, che andrà in discussione il prossimo consiglio comunale, per istituire una Commissione temporanea A.S.U.R. perché il Piano Sanitario operativo ci risulta fermo al  2014 e dunque si corre il rischio oggettivo  di procedere senza una minima idea di sanità… navigando a vista.

    Segnaleremo inoltre, agli enti preposti ad intervenire, che le determine DG-ASUR 481/16 e 361/17 sono gravemente in contrasto quanto stabilito dal Regolamento n. 6 approvato dalla Regione Marche il 09 aprile 2015, che da attuazione all’art. 24 comma 3 della L.R. 13/2003.

    Approvare un adeguamento dell’assetto organizzativo aziendale in questo modo, significa sorvolare e ignorare le reali esigenze sanitarie della popolazione tutta, e cosa ancor più grave è la modalità nella quale il tutto è stato posto in essere.

    Già in anni passati il Consiglio comunale di Senigallia aveva approvato deliberazioni volte alla tutela dell’Ospedale di Senigallia e purtroppo sono rimaste sulla cartaQuanto deliberato in Consiglio comunale ha oggettivamente una efficacia molto limitata ad effetto tampone e per questo è molto importante per noi l’aver chiesto una commissione temporanea affinché il nostro Ospedale non si trasformi in una ‘casa di cura’ di stampo ambulatoriale.

    Il decisionismo politico sulla sanità non paga e i partiti di governo locale e regionale sono direttamente responsabili di ciò che stiamo vedendo e vivendo.

    Parafrasando un pensiero di Marco Revelli (storico e politologo tanto caro alla sinistra) questo ceto politico – rappresentato dai partiti storici – non ha più nulla da insegnarci. 

    Lista Civica Senigallia Bene Comune

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  • Edilizia scolastica: come sua prassi il Sindaco non risponde nel merito

    FiumeSicuro4Il 01/08/2016 ho depositato due distinte interrogazioni con cui ponevo all’attenzione del Sindaco e di altre Istituzioni due problematiche, a mio avviso molto gravi, relative alla scuola media Marchetti ed all’I.P.S.I.A.

    L’08/08/2016 mi vengono inviate le risposte del Sindaco, datate 03/08/2016, sia per la Marchetti (prot. n. 55542) sia per l’I.P.S.I.A. (prot. n. 55547).

    Sarà stata la troppa fretta nel rispondere o l’aria del Summer Jamboree ma il Sindaco per l’ennesima volta nella sua “risposta” evita di affrontare il problema e, come per la gestione del Misa, del dragaggio del porto, della palestra Marchetti, si limita ad “attendere” che altri facciano.

    Sindaco eppure la premessa della sua risposta (“se è pur vero che il sindaco di una comunità debba occuparsi delle questioni che riguardano la popolazione tutta”) mi lasciava ben sperare nella conclusione della stessa, attendendomi di leggere che aveva “preso carta e penna” per investire della questione tutti gli enti interessati. Ed invece no, nulla di tutto ciò.

    Non solo ma, almeno per come è stata scritta la risposta a me inviata, non l’ha mandata per conoscenza al Ministero, al Prefetto, all’assessore regionale, al Presidente della Provincia, alla Direzione scolastica regionale ed al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, enti dai quali mi attendo le dovute risposte. Non si preoccupi, nell’inviare agli stessi enti la mia risposta istituzionale sarà mia premura allegarci anche la sua comunicazione.

    Forse ciò nel tentativo di abbassare l’attenzione su una questione che potrebbe avere conseguenze molto gravi. Proprio per questo, fin quando non avremo risposte precise e documentate, continueremo a tenere accesi i riflettori.

    Sarà casualità, ma invito a riflettere su questo “dettaglio”. Sia nella gestione del Misa che del dragaggio del porto-canale, la Provincia era guidata da una sua collega di partito e lei non ha scritto tanto, anzi, ha scritto proprio poco per chiedere che venissero fatti i dovuti interventi, forse per non dare fastidio ad una collega di partito; oggi, anche per l’I.P.S.I.A., pur cambiando persona, si ha la stessa situazione.

    Sono stanco di amministratori pubblici i quali, di fronte ad un problema, tendono a minimizzare oppure a girare lo sguardo dall’altra parte limitandosi ad “attendere” che altri affrontino la questione.

    Ho inviato l’interrogazione per conoscenza a chi di dovere, senza alcun errore e non ho confuso alcun ruolo, semplicemente mi attendevo (auspicio che rinnovo) che lei si sarebbe fatto carico della situazione attuando i dovuti interventi istituzionali, per iscritto.

    Giorgio Sartini – Consigliere comunale Senigallia Bene Comune

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  • Classe dirigente inadeguata ad una economia del bene comune

    IMG-20160521-WA0017Tante persone hanno partecipato sabato 21 maggio all’incontro organizzato dalla lista Civica Senigallia Bene Comune con l’economista Antonino Galloni tenutosi nella sala consiliare del comune di Senigallia.
    Chi è Antonino Galloni? Personaggio molto importante (e scomodo) nello scenario economico a livello nazionale e internazionale. Basti pensare che è stato direttore generale del Ministero del Lavoro, funzionario in diversi ministeri finanziari ed è attualmente membro effettivo del Collegio dei sindaci dell’Inps. È stato ricercatore all’università di Berkeley in California, stretto collaboratore di Federico Caffè e ha insegnato nelle università di Roma, Milano, Napoli, Modena e Cassino.

    L’incontro si è aperto con un excursus storico delle cause che hanno portato al crollo dei vari modelli economici adottati dal dopoguerra ad oggi ed ha evidenziato il passaggio fondamentale del “divorzio” tra Ministero del Bilancio e Banca d’Italia. Tale “divorzio”, ricorda Galloni, ha comportato un eccessivo aumento dei tassi di interesse, dovuto alla perdita dell’obbligatorietà, da parte della Banca d’Italia, di comprare le emissioni di titoli di stato rimaste invendute sull’asta di mercato. Ciò di conseguenza ha accorciato l’orizzonte temporale delle imprese e aumentato la disoccupazione giovanile e infine ha ridotto gli investimenti in innovazione e tecnologia.

    Per togliere ad una classe politica corrotta e clientelare, quella della prima repubblica, lo strumento degli investimenti pubblici, si decise di togliere la sovranità monetaria; il problema qual è? È vero che rubavano, ma oltre a rubare consentivano la creazione di posti di lavoro su cui lucravano; creavano grandi imprese su cui rubavano, ma rubavano sui profitti!

    Lo scenario secondo Galloni è articolato.
    Politica e poltrone. Nell’attuale situazione si ruba sulle perdite: si licenzia e si ruba; non si fanno investimenti e si ruba; non si è competitivi e si ruba … ciò ha “svuotato di qualità la classe politica”, che essendo chiamata a non gestire niente, non le vengono richieste competenze. L’unica cosa rimasta da gestire sono le poltrone, perché non possono più gestire il futuro del Paese come hanno voluto e deciso con l’euroburocrazia europea per non avere più responsabilità sulle loro azioni.
    Tassi di interesse. Fino a quel momento, in Europa c’era in vigore un principio di solidarietà tra i Paesi; tale principio venne meno con la decisione di essere ognuno responsabile della propria economia. Questo ha influito sulla bilancia commerciale peggiorandola per cui, per attirare capitali esteri, fu necessario aumentare i tassi di interesse. L’aumento dei tassi ha comportato, come già descritto sopra, che il debole (classe media, medio bassa e bassa) è divenuto sempre più debole ed il forte (classe ricca) ha aumentato la sua ricchezza.
    Arriviamo al 1992 anno in cui l’Italia si impegnò a non cambiare il proprio tasso di cambio e di conseguenza non potendo più lavorare sui tassi di interesse, non restava che ridurre i salari e aumentare la flessibilizzazione del lavoro, per poter equilibrare la bilancia dei pagamenti.
    Processo di precarizzazione. Nel momento in cui la flessibilizzazione diventò un obiettivo, invece che un vincolo, fu massimizzata portando alla precarizzazione, causando un grave danno alle imprese stesse, perché se da un lato la diminuzione dei salari riduce i costi dell’impresa, dall’altro diminuisce la domanda da parte dei consumatori che si trovano con meno liquidità: tutto il sistema attuato diminuisce la prospettiva di ripresa dell’impresa e con essa la sua valorizzazione.
    In questo scenario, gli investitori istituzionali non comprano più obbligazioni, perchè ricevono un basso rendimento. Per rimediare iniziano a fare operazioni di derivazione, ovvero vendono qualunque cosa e con questa liquidità pagano gli interessi promessi ai sottoscrittori, aspettando la ripresa per uscire da questa situazione iperspeculativa.

    Sistema bancario in crisi. La ripresa non c’è stata, e con tali finalità non potrà mai arrivare, ed ecco che nel 2008 le imprese  e le famiglie investono meno di quanto le banche devono pagare di interessi sui derivati. Con questa situazione ecco che il sistema bancario salta, dapprima quello Americano e poi quello locale (vedi Banca Marche).
    Per salvare il sistema bancario, le banche centrali degli stati (in Europa l’anomalia chiamata BCE) dispongono autorizzazioni monetarie illimitate verso le banche, quando si poteva spendere molto meno autorizzando gli stati a fare spesa in disavanzo, ma questo non è stato deciso, non hanno voluto cambiare gli accordi costituiti.
    Ne ricaviamo che le grandi banche stanno controllando gli stati e le banche centrali.
    Ma nel 2013 scopriamo che la situazione non è così quando Mario Draghi, ed altri soggetti istituzionali, avvertono le banche che i loro crediti sono per metà inesigibili ed i loro bilanci non sono più sostenibili.
    Di fronte a queste affermazioni gli stati non devono più impegnarsi e la BCE i soldi non li fornisce più e quindi per sopravvivere  vengono messe le mani nelle tasche dei risparmiatori delle banche: prospettando loro il fallimento bancario. Le banche centrali erano e sono tuttora controllate dalla grande finanza, la quale trae guadagno non dal rendimento delle singole operazioni ma dal numero delle singole operazioni.  La grande finanza porta i suoi guadagni nei paradisi fiscali e lascia nel disastro i risparmiatori e le banche. In conclusione o si spezza questa catena, o non c’è scampo perché manca liquidità.
    Ciò porta gli stati ad indebitarsi sempre di più, emettendo titoli in cambio di moneta. Stessa cosa per le banche. Tutto l’utile  va ad unico beneficio della finanza.

    Come se ne esce?

    1. Ripristinando la differenza tra i soggetti che erogano il credito e le banche che lavorano con la finanza, lasciando così liquidità all’economia reale.
    2. Revisionando delle regole che tengono insieme l’Euro, nella direzione che sia previsto per gli stati con più disoccupazione di agire in disavanzo. Se non si fa questo, bisogna uscire dall’euro (il che NON equivale obbligatoriamente ad uscire dall’Unione Europea come lo è per la Gran Bretagna e tutti i paesi dell’est Europa che fanno parte dell’UE)
    3. Occorre rapportarsi, tra stati all’interno della Comunità Europea, creando un nuovo modello di profitto.

    Dopo un’attenta dissertazione dell’economista il pubblico ha dato vita ad un ampio dibattito al quale Galloni ha risposto punto per punto soffermandosi in particolar modo sulla situazione italiana e locale.
    In Italia, afferma Galloni, abbiamo tante piccole imprese altamente efficienti che non fanno profitto, non nei termini convenzionali; sono imprese in cui il titolare guadagna, molte volte,  meno del suo dipendente, ma in cui il profitto è dato nell’affidare a ciascuno un ruolo produttivo nella società, un ruolo in cui si realizza. Questo dà fastidio alle grandi economie, che vorrebbero vedere queste imprese chiuse.
    Questo modello di economia reale è completamente alternativo alla economia finanziaria.
    Un valido aiuto a questo sistema può essere dato dalle monete complementari, oramai realtà in molte parti d’Italia, d’Europa e del mondo; un sistema che favorisce lo sviluppo dell’economia locale e l’occupazione, perché quella moneta può essere spesa solo sul territorio, arricchendolo e sviluppandolo.
    Il surplus prodotto, potrà essere venduto all’estero in euro, ma intanto avremo ottenuto la piena occupazione e lo sviluppo economico del territorio. Ciò che ci perde è ovviamente il risparmio, perché non si potrà accumulare moneta locale, non avendo valore intrinseco. Potrebbe essere addirittura lo stato ad erogare la moneta locale, che potrà avere un valore parallelo all’euro, per poi riassorbirla quando le condizioni lo consentiranno. Se lo stato non lo fa, i cittadini si devono organizzare localmente.

    Occorre quindi organizzarsi ed iniziare a lavorare in questa direzione per uscire da una crisi che altrimenti distruggerà le aziende ed ogni nostro risparmio. Se il sistema crolla i nostri risparmi si volatilizzano nel nulla.

     Senigallia Bene Comune

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  • L’Economia Imperfetta – Incontro con Antonino Galloni

    Sabato 21 maggio 2016 nella sede del palazzo comunale, Senigallia Bene Comune ha organizzato un incontro con l’economista Antonio Galloni dal titolo “L’economia imperfetta – Idee nuove per uscire dalla crisi”.
    Vi proponiamo la ripresa integrale dell’intervento e della successiva sessione di domande da parte del pubblico.

    Ripresa degli interventi – dal canale YouTube di SenigalliaBeneComune:

     

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