Dopo il verificarsi di disastri naturali (come l’alluvione del maggio 2014 a Senigallia), puntuali si ripresentano critiche del tipo “è responsabilità di chi ha permesso di costruire dove non si doveva”.
Questa premessa la riteniamo strettamente correlata con l’intervento urbanistico denominato “Orti del Vescovo”, presentato lunedì 7 settembre in II Commissione.
Le finalità abitative dell’intervento non possono prescindere dalla sicurezza e tutela ambientale dello stesso che è requisito imprescindibile per la stessa previsione normativa nazionale alla base del programma di intervento, riteniamo attinente la critica per il semplice motivo che il progetto prevede la realizzazione di oltre 60 posti auto interrati in una zona che era ed è ancora classificata in parte R4 dall’Autorità di Bacino nella redazione del PAI (piano di assetto idrogeologico); ciò in quanto il comparto urbanistico dell’intervento denominato “Orti del Vescovo” è unico e comprende anche l’area perimetrata R4 dal PAI.
Purtroppo non abbiamo memoria del problema che la deperimetrazione del PAI a Senigallia ha comportato e oggi quell’area, ancora in parte formalmente in R4 con l’area dell’Attuale Bar dei Cacciatori come il contiguo ponte Garibaldi, rispetto a quanto prevede il PAI, è inoltre a ridosso del fiume ed in una zona in forte discesa (è sufficiente recarsi sul posto per rendersene conto).
Se i lavori andranno avanti i garages si troveranno a 3,5/4 metri sotto il livello del ponte Garibaldi posto in zona R4. Pensate che l’acqua, piuttosto che inondare il piano terra e riempire i garages sotterranei, decida di andare in salita e prendere altre direzioni? Ovviamente no e allora perché questa decisione di costruire altri parcheggi in una zona ad alto rischio di esondazione dopo che l’ultima variante urbanistica in fase di adozione non consente di costruire più garages interrati nella città? Occorre applicare per l’intera area dell’intervento urbanistico Orti del Vescovo la procedura di mitigazione delle condizioni di rischio prevista dal PAI, laddove l’intervento si configura come e vera e propria ristrutturazione urbanistica e quindi soggetto in pieno alle norme del PAI.
Tale prescrizione è confermata dalla Provincia di Ancona nel parere di compatibilità geomorfologica rilasciato in sede di approvazione del Piano Particolareggiato del centro storico e dalla stessa normativa inerente l’intervento urbanistico Orti del Vescovo (art. 11 legge 133/2008) che tra i presupposti di realizzazione impone la tutela ambientale per i programmi integrati di promozione di edilizia residenziale e di riqualificazione urbana, che devono essere caratterizzati da elevati livelli di qualità in termini di vivibilità, salubrità, sicurezza e sostenibilità ambientale ed energetica.
Orbene come può essere realizzabile un intervento di ristrutturazione urbanistica che è in parte in area PAI R4 (possibilità perdita vite umane) ed essere definito come caratterizzato da elevato livello di qualità in termini di sicurezza e sostenibilità ambientale.
E’ evidente quindi che poter essere attuato l’intervento urbanistico Orti del vescovo di Senigallia deve prevedere obbligatoriamente la procedura di mitigazione del rischio prevista dal PAI, sennò non presenta i requisiti previsti dalla legge nazionale in termine di sicurezza e sostenibilità ambientale con conseguenti gravi violazioni urbanistiche.
Perché l’intervento urbanistico Orti del Vescovo non è stato adeguato alle norme di attuazione del PAI che prevedono la procedura di mitigazione delle condizioni di rischio a condizione che venga valutata la pericolosità idraulica delle aree ed apportati gli eventuali interventi per la mitigazione del rischio; i predetti interventi sono eseguiti previo parere vincolante dell’Autorità di bacino.
Perché senza argini o mura di contenimento fino a un certo punto l’area è stata individuata come al massimo rischio di perdita di vite umane e dopo un metro, e con il terreno in discesa che agevola l’afflusso dell’acqua, non è nemmeno individuata come R1?
Senigallia Bene Comune ritiene che, realizzare i posti auto interrati previsti, comporti un aumento antropico notevole e possa costituire, in caso di alluvione, fonte di danni economici e mettere a rischio l’incolumità dei residenti.
Si sarebbe dovuto progettare in maniera diversa, nel rispetto della natura e senza porre a rischio quanti andranno ad abitare in quell’area e le loro proprietà.